Neuro-Urologia
in questa area del sito
.

psico-urologia
NEURO UROLOGIA, PSICOTERAPIA E IPNOSI, UN APPROCCIO INTEGRATO
L’approccio psicosomatico analizza un distretto corporeo che ha specifiche competenze, ma che parla con le sue funzioni di identità, sessualità, mondo delle relazioni, affettività e, nello specifico caso del femminile che prevalentemente ne è colpito, di maternità. Una diagnosi antecedente alla diagnosi dello specialista analizzerà, nel vissuto del paziente, il tempo di insorgenza della patologia e le ragioni che l’hanno determinata. L’individuazione di un rapporto di causa effetto offrirà ad una psicoterapia breve integrata la possibilità di considerare come queste condizioni possano essere attivate e la necessità della loro soluzione quale condizione necessaria alla guarigione del paziente. Fondamentale sarà valutare le condizioni ostative alla guarigione quali sensi di colpa, dinamiche di evitamento o di attenzione. L’estinzione delle condizioni ostative consentiranno alla psicoterapia breve integrata con l’uso dell’ipnosi prima e successivamente al protocollo terapeutico tradizionale importanti opportunità di soluzione.
Qui di seguito alcune domande che, specialisti con competenze diverse, componenti della Società Scientifica e parte della commissione Team Interprofessionale hanno posto al Dott. Walter Comello con lo scopo di stimolare e orientare un primo interesse verso un approccio per molti nuovo.
LORITA, GINECOLOGA
MIOMI, ADENOMIOSI (ENDOMETRIOSI UTERINA) E INFERTILITA’, ESISTE UNA CHIAVE DI LETTURA PSICOSOMATICA?
L’endometriosi è una patologia che necessita di due campi di indagine psicologica. Il primo spesso riconducibile ad un vissuto svalutante per il femminile che ne soffre, là dove la fine di una relazione non è solo condizione di un alto livello di sofferenza, ma spesso di colpe motivate o ingiustificate. Il vissuto svalutante determina una compromissione somatica e psicologica al proprio futuro di donna e spesso sanzionatorio per le colpe in cui ci si riconosce. I sintomi della patologia caratterizzeranno questa condizione e l’impossibilità di avere figli è una situazione ricorrente come dinamica sanzionatoria per le colpe che la paziente si attribuisce.
Il secondo campo di indagine riguarda invece il reale desiderio della donna che ne è affetta di avere figli. La patologia sviluppata, con la specifica somatizzazione in esame, può celare una realtà diversa da quanto dichiarato. L’endometriosi diventa allora il modo di non avere figli, là dove per ragioni diverse questi non sono realmente voluti. La patologia consente in questo caso, una autogiustificazione alla non maternità, ma soprattutto nei confronti di partner e famigliari.
Una diagnosi integrata con un primo approccio psicoterapeutico potrà consentire al protocollo di intervento tradizionale soluzioni inaspettate.
ILARIA, OSTETRICA
CHE IMPATTO HA, A LIVELLO PSICOSOMATICO, L’ASSENZA DEL PARTNER NELLE DONNE POST PARTUM?
L’assenza del partner può avere motivazioni diverse e comunque può risultare importante soprattutto là dove non vi è la presenza di una componente famigliare femminile in grado di avere un ruolo rassicurante e di orientamento. Non a caso i problemi post partum si manifestano prevalentemente a seguito della nascita del primo figlio. Altre volte il figlio arriva in un momento di difficoltà non dichiarato della relazione della coppia e la nascita, da un lato amplifica insicurezze personali e prospettiche verso un futuro di responsabilità, dall’altro può stimolare un eccessivo senso di possesso della madre nei confronti di ciò che reputa esclusivamente suo.
Auspicabile sarebbe la creazione di un programma di alcuni incontri formativi per i futuri genitori e laddove è necessaria, una serie di appuntamenti successivi di confronto della coppia, in alcuni casi una vera e propria psicoterapia.
COME RICONOSCERE SEGNI E SINTOMI DI UNA DEPRESSIONE POST PARTUM?
È POSSIBILE INDIVIDUARE DEI CAMPANELLI D’ALLARME ANCHE IN GRAVIDANZA? SE SI, QUALI?
Un’osservazione psicologica preventiva della mamma e della coppia sarebbe auspicabile per individuare disarmonie o stati di disagio in essere o non evidenti. A volte la maternità in alcune donne è funzionale al superamento di inadeguate condizioni evolutive, altre slatentizza problematiche celate o contenute, altre volte è l’origine di problematiche di coppia.
I sintomi leggibili sono tutti quelli che esprimo degli eccessi in apprensione o distacco. Nel caso è utile approfondire da parte dello specialista le anomalie evidenziate e se lo si reputa opportuno sarà necessario in fase preventiva l’invio ad uno psicologo con specifica competenza.
PATRIZIA, INFERMIERA
ESISTE UNA CORRELAZIONE TRA UNA VIOLENZA SESSUALE SUBITA E IL DOLORE AL PAVIMENTO PELVICO?
Il dolore al pavimento pelvico potrebbe avere molte origini, tra cui anche quelle riconducibili ad un fatto traumatico, fisico, psicologico o con una componente spesso mista. D’altro canto, per ciò che concerne gli aspetti psicologici, potrebbe celare una dinamica di evitamento in merito alla sessualità o un vissuto colpevolizzante. Nel caso di una violenza sessuale, questa va distinta dall’abuso spesso vissuto in ambito intrafamiliare dove prevale la condizione di complicità a quella di vittima. L’individuazione dell’origine della problematica è condizione essenziale al fine del risultato.
I PAZIENTI CHE AMPLIFICANO I SINTOMI DAVANTI AI FAMIGLIARI ESPRIMONO UN BISOGNO DI ATTENZIONE O MANIFESTANO UN DISAGIO NON COMPRESO?
L’attenzione è l’unità di misura dell’amore, nessuno può prescindere dal bisogno di essere amato. In momenti diversi della vita si possono cercare riscontri affettivi in modi diversi, certo è che il pianto che il neonato apprende per avere accanto a sé la presenza della madre, accomuna tutti. In molti soggetti questa esperienza risulta funzionale per tutta la vita e rischia consapevolmente o inconsapevolmente di diventare strumento per avere attenzione. In altri casi il disagio dell’anima non è compreso perché meno evidente di quello fisico. Ci si accorge di una ferita psichica molto meno dell’evidenza di una ferita fisica e chi ne soffre a volte si sente incompreso e solo. Ciò che è fondamentale nella giusta interpretazione è che sarà prevalentemente la soggettività di quell’individuo a dover essere tenuta in conto, non solo o necessariamente l’oggettività della sua origine. Spesso la presunta o reale incomprensione dei familiari porta il paziente a orientare le proprie esigenze nei confronti di più specialisti, tutti coinvolti al di là dei propri ruoli e competenze, da quella specifica necessità.
ESISTE UNA CORRELAZIONE DI TIPO PSICOLOGICO TRA I PROBLEMI DI CARATTERE URINARIO E LA NECESSITÀ DI RICHIEDERE CONTINUAMENTE VISITE ED ESAMI?
Chi soffre di problemi urinari sente un impellente bisogno tanto fisico quanto psicologico; un impellente bisogno di trovare sollievo somatico e psicologico da ciò che lo affligge. Le continue richieste sono un modo presunto di gestire al meglio le cose prima di porvi rimedio. Teniamo conto che esiste una ragione per il mantenimento in essere del problema e che solo estinta quella si potrà pensare ad una soluzione. Per altro spesso il paziente in questi casi vuole che ci si occupi di lui e del suo problema, vuole stare meglio, ma al di là di quello che dichiara, spesso non cerca una soluzione. Il bisogno minzionale può avere lo scopo di prevalere e quindi di deviare l’attenzione da altre situazioni difficili da accettare. Altre volte è una forma di ansia di tratto, che coinvolge il paziente in una forma ricorrente di irrequietezza, appresa in fase evolutiva della personalità, che non ha una vera giustificazione, ma sempre una legittimità. Il mantenimento in essere del problema, fintanto che non se ne siano individuate ed eliminate le ragioni nel suo vissuto, resterà per il paziente una priorità capace di far fallire ogni strumento terapeutico fisico e psicologico.
LAURA, FISIATRA
NELLA PRATICA CLINICA NOTIAMO CHE I GRANDI CAMBIAMENTI DI VITA (TRASLOCHI, MATRIMONI, CONVIVENZE) SPESSO PEGGIORANO IL DOLORE PELVICO. È SOLO UNA QUESTIONE DI STRESS O CI SONO ALTRI SIGNIFICATI AI QUALI PENSARE?
Quello che viene percepito come un grande cambiamento può avere risvolti positivi o negativi, qualunque sia il cambiamento. Questo può dare stimoli necessari ad una vita che era diventata opaca o essere destabilizzante di precari equilibri. Il dolore pelvico ha origini specifiche pregresse, i cambiamenti possono acutizzare il dolore, in ragione di ciò che nello specifico rappresenta quel cambiamento. Prendere in esame il senso che questo ha per il paziente, a front di un acutizzarsi del sintomo, può essere un’occasione per individuare una rivelazione di causa effetto fino a quel punto celata.
QUANDO SOSPETTO UNA COMPONENTE DI PERTINENZA PSICOSOMATICA, COME POSSO PORRE LA QUESTIONE AL PAZIENTE?
Un argomento importante. Il paziente per cultura e/o per necessità interpreta il suo problema come espressamente organico. Può far fatica nel pensare di avere una sorta di responsabilità nel problema, tanto nella sua insorgenza quanto nella sua soluzione, ma questa è necessaria al fine di un risultato. E’ importante portare il paziente ad una cultura nuova dove aspetti organici e psicologici necessariamente si integrano. Albert Einstein diceva che è necessario avere un nuovo modo di pensare per porre rimedio ai problemi creati da un precedente modo di pensare. Questa nuova cultura è necessario che appartenga prima di tutto allo specialista, perché questo, con la sua autorevolezza nei confronti del paziente, lo sappia orientare verso un nuovo modo di pensare. Da quando nel 1998 la Columbia University ha dimostrato la relazione inscindibile tra mente e corpo, spiegando che ogni evento positivo o negativo diventa un patrimonio comune del nostro corpo e della nostra mente, questa è scienza di cui il professionista si deve avvalere e a cui il paziente va orientato.
COME POSSO INDAGARE DURANTE LA MIA VISITA I VISSUTI TRAUMATICI DI UN PAZIENTE SENZA ESSERE SUPERFICIALE E NEMMENO PROLUNGANDO A DISMISURA LA DURATA DELLA VISITA?
I vissuti traumatici del paziente sono un patrimonio esperienziale della persona che spesso non vuole condividere e se lo fa, senza uno specifico percorso, tende a servirsene per un suo elaborato successivo o per proprio uso e funzionalità, spesso in ragione di dinamiche considerate necessarie e difensive. Non si può pensare che questa sensibile osservazione si possa fare nell’indisponibilità del tempo di una visita e senza le dovute competenze. Di fronte all’emergere di un problema è necessario saper dare adeguate risposte. La valutazione del possibile trauma va orientato allo psicologo adeguatamente formato che si occupi di indagare, sanare quello specifico problema e poi consentire ai protocolli tradizionali di avere la loro efficacia.
AILING, UROLOGA
PUO’ ESISTERE UNA CORRELAZIONE PSICOSOMATICA TRA DISTURBO DELLO SVUOTAMENTO VESCICALE E ASTINENZA SESSUALE?
La sessualità ha un ruolo fondamentale nella vita. Cambia di valore, senso ed intensità nel corso del tempo, ma resta un’esperienza importante da un punto di vista identificativo, relazionale ed esperienziale di conoscenza di sé. Un’adeguata vita sessuale commisurata a stili di vita, salute ed età è condizione primaria di armonia. Un’adeguata armonia della persona è data da un mondo emotivo e fisico in armonia. Può esserci quindi facilmente una relazione tra problematiche urologiche e astinenza sessuale, ma solo se questa è vissuta dal soggetto come una carenza che determina stati somatici di irrequietezza. Il bisogno minzionale può essere rappresentato in quei soggetti come un bisogno di scarico pulsionale e delle ansie che da queste derivano. La sessualità nel distretto corporeo di competenza è sempre un tema da indagare con discrezione e con le giuste competenze.
CATERINA, FISIOTERAPISTA
QUALE CORRELAZIONE PUÒ ESSERCI TRA LA NEVRALGIA DEL PUDENDO E IL VISSUTO DEL PAZIENTE?
Il dolore nell’area del perineo non pare avere origini spiegabili, mentre è noto che può manifestarsi in due sintomi prevalenti, il dolore o il bruciore. Questi hanno significati diversi che è necessario distinguere ai fini di un successivo corretto approccio terapeutico con prospettive di soluzione. Il primo ha relazione con vissuti colpevolizzanti, il secondo di evitamento. Il dolore, come da antiche tradizioni, ha una funzione sanzionatoria e di purificazione. “Il dolore è il modo di espiare il peccato”, ciò da cui origina la propria colpa, riconducibile spesso a comportamenti sessuali ritenuti inadeguati o legati al senso di complicità in un abuso infantile. Il bruciore ha invece una funzione di evitamento nei confronti di una pulsione sessuale oggetto di conflitto o un rifiuto che si fa impedimento nei confronti di una relazione o della sessualità in genere. I sintomi della nevralgia del pudendo infatti possono essere secchezza vaginale o disfunzione erettile, ma anche pruriti nella zona genitale. Un’altra sintomatologia possibile può essere una dolorosa o difficile evacuazione Questa può rappresentare la paura che le parti ritenute sporche di sé siano portate alla luce. La psicoterapia funzionale all’individuazione di un rapporto causa effetto nel vissuto del paziente è fondamentale per una diagnosi corretta e una conseguente terapia. Da segnalare che spesso questa ricerca è ostacolata da meccanismi difensivi del paziente che tende a negare a sé una verità inaccettabile. L’ipnosi nella psicoterapia non dovrà forzare le resistenze del paziente nella ricerca di una indisponibile verità, ma sarà in grado di intervenire solo sugli aspetti psicosomatici. I protocolli di intervento tradizionali risulteranno più efficaci dopo la rimozione delle cause in essere che alimentano il problema.
GIUSY, INFERMIERA
COME LA PSICOTERAPIA E L’IPNOSI POSSONO INTERVENIRE NELLA CISTITE INTERSTIZIALE?
E’ importante partire con un’analisi precisa dei sintomi. Sono questi, nello specifico, ad indicare il senso della problematica da cui è scaturita la patologia. Sarà importante cercare in un tempo antecedente al presentarsi del primo sintomo un evento emotivamente importante, non necessariamente traumatico e comprenderne la relazione simbolica per il paziente con il sintomo esistente. Sarà poi determinante individuare la funzionalità del sintomo, la sua necessità di essere mantenuto in essere e le dinamiche di strutturazione di cui inconsciamente il paziente si serve. Il tema “bisogno minzionale” parla poi spesso di una volontà da parte del paziente di non allontanarsi da casa, come luogo in cui si sente protetto o in cui contenere e condividere la propria affettività. Spesso nella cistite interstiziale si intrecciano tematiche originariamente diverse che diventano concause e trovano nella patologia una comune modalità espressiva.
aspetti psicologici
Il tumore della prostata rappresenta spesso una malattia curabile, ma l’impatto psicologico sul paziente può essere veramente pesante.
L’intervento di prostatectomia ha i suoi effetti nella vita del paziente ancor prima dell’intervento stesso. Molte sono le ansie relative ad aspetti fisiologici funzionali che influenzano l’immagine di sé e determinano forme depressive anche quando la diagnosi è relativa a una forma tumorale benigna. L’intervento chirurgico e la radioterapia limitano la funzionalità erettile e questa modifica o inibisce l’identità di sé e la vita sessuale del paziente. Non da meno l’incontinenza influenza e a volte invalida la vita sociale e lavorativa ed è causa di vergogna e imbarazzo. A stati depressivi nello scoprire tratti di fragilità non previsti, a seguito delle terapie ormonali si aggiungono improvvisi e repentini cambi dello stato dell’umore e la soppressione del testosterone porta a una femminicizzazione del corpo con perdita di peli, aumento del grasso addominale e del seno. Tutto questo determina una difficoltà di riconoscersi nel proprio corpo e nel proprio ruolo di maschio. La perdita della libido porta a una perdita vitale che influenza ogni aspetto dell’esistenza e una conseguente chiusura verso gli stimoli esterni.
Una terapia psicologica, per quanto difficile da accettare per il paziente che si trova a doversi confrontare con il senso del valore di sé è fortemente consigliata e potrà avere differenti momenti di intervento, individuale, di coppia a volte famigliare. La prima avrà lo scopo di determinare una nuova organizzazione di sé rispetto alla propria vita e la seconda a ridisegnare un nuovo modello di coppia. L’intervento si rende indispensabile al fine della qualità di vita del paziente e questa determina il senso della vita stessa.