Disturbi sonno-veglia
disturbi sonno-veglia
Il sonno, contrariamente a ciò che potrebbe sembrare, non è un fenomeno passivo o statico, ma è un processo dinamico e complessivo. I disturbi del sonno possono presentarsi di per sé o essere la spia di condizioni mediche, neurologiche e/o psichiatriche. Gli individui che presentano questi disturbi tipicamente lamentano insoddisfazione per quanto riguarda la qualità, i tempi e la quantità di sonno. I disturbi del sonno sono spesso accompagnati da depressioni, ansia e cambiamenti cognitivi.
Epidemiologia
Gli studi epidemiologici riguardano in larga parte l’insonnia. In misura minore si possono trovare dati sui disturbi del sonno correlati alla respirazione e sulle parasonnie.
L’insonnia è il più diffuso tra tutti i disturbi del sonno: circa un terzo degli adulti dichiara di sintomi di insonnia, e il 6-10% ha sintomi che soddisfano i criteri per il disturbo.
Nell’ambito dei disturbi del sonno correlati alla respirazione, il russare è un fenomeno che interessa circa il 20% della popolazione, è più diffuso tra gli uomini e si accentua con l’avanzare dell’età. L’apnea centrale del sonno ha una prevalenza di circa il 3%.
Si stima, inoltre, che circa l’1% della popolazione europea soffra di ipersonnolenza.
La narcolessia colpisce lo 0,02-0,04% della popolazione generale, nella maggior parte dei paesi.
Per le parasonnie i dati riguardano maggiormente la fascia di popolazione che va dall’infanzia all’adolescenza: il terrore notturno interessa l’1% dei bambini.
Classificazione
Secondo il DSM-5 (2014), i disturbi del sonno-veglia comprendono diversi disturbi quali insonnia, ipersonnolenza, narcolessia, disturbi del sonno correlati alla respirazione, disturbi circadiani del ritmo sonno-veglia, parasonnie, sindrome delle gambe senza riposo, e altri.
Clinica
Riportiamo, di seguito, alcuni tra i principali disturbi del sonno-veglia (DSM-5, 2014).
Disturbo da insonnia. La caratteristica essenziale di questo disturbo è l’insoddisfazione riguardo alla qualità o quantità del sonno. Le manifestazioni di insonnia possono verificarsi in diversi momenti del periodo di sonno: difficoltà nell’addormentamento; difficoltà nel mantenimento del sonno, che comporta risvegli frequenti o prolungati tutta la notte; risveglio precoce al mattino con incapacità di tornare a dormire.
Disturbo da ipersonnolenza. L’ipersonnolenza è un termine ampio che comprende sintomi che riguardano una quantità eccessiva di sonno (ad esempio, prolungato sonno notturno o il sonno diurno involontario), la qualità deteriorata della veglia (cioè la propensione al sonno durante la veglia come dimostrano le difficoltà di risveglio o l’incapacità di rimanere sveglio quando necessario), e la presenza di un periodo di prestazioni ridotte e una riduzione della vigilanza dopo il risveglio da un episodio di sonno normale o da un sonnellino.
Narcolessia. Le caratteristiche della narcolessia consistono in periodi di incontrollabile bisogno di dormire, di sonno improvviso o sonnellini diurni ricorrenti.
Disturbi del sonno correlati alla respirazione. Questa categoria comprende tre disturbi relativamente distinti: apnea/ipopnea ostruttiva del sonno, apnea centrale del sonno e ipoventilazione correlata del sonno.
Parasonnie. Le parasonnie si distinguono in disturbi dell’arousal del sonno non-REM, disturbo da incubi e disturbo comportamentale del sonno REM. I disturbi dell’arousal del sonno non-REM sono contraddistinti da episodi ricorrenti di risvegli incompleti del sonno e sono accompagnati da sonnambulismo o da risvegli dal sonno con terrore improvviso. Il disturbo da incubi si qualifica per la presenza di episodi ripetuti di sogni che implicano sforzi per evitare minacce alla sopravvivenza, all’integrità fisica e alla sicurezza. Al risveglio la persona è orientata e vigile. Il disturbo comportamentale del sonno REM è associato a ripetuti episodi di arousal durante il sonno associati a vocalizzi e/o comportamenti motori complessi.
Sindrome delle gambe senza riposo. È caratterizzata da bisogni di muovere le gambe associato a sensazioni sgradevoli e fastidiose alle gambe, prevalentemente nel pre-addormentamento.
Eziologia e fisiopatogenesi
I fattori che concorrono alla genesi dei vari disturbi del sonno-veglia possono essere molteplici. Possono essere presenti fattori psicologici/psichiatrici (quali ansia, depressione) e /o condizioni mediche e neurologiche. Tra queste comorbidità possiamo trovare disturbi del cuore e dei polmoni, malattie neurodegenerative (ad esempio malattia di Alzheimer), e disturbi del sistema muscolo-scheletrico (ad esempio fibromialgia).
Questi disturbi non solo possono disturbare il sonno, ma possono essi stessi peggiorare durante il sonno (ad esempio apnee prolungate durante il sonno REM; risvegli con stati confusionali nei pazienti con demenza). Il disturbo comportamentale del sonno REM è spesso un indicatore precoce di malattie neurodegenerative come il morbo di Parkinson (DSM-5, 2014).
Criteri diagnostici
Per eseguire la diagnosi di disturbo del sonno-veglia devono essere soddisfatti alcuni criteri che riguardano: la frequenza settimanale dei sintomi (almeno 3 volte a settimana), la persistenza nel tempo (almeno 3 mesi). Inoltre, i disturbi devono causare un disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti (DSM-5, 2014). La diagnosi differenziale di questi disturbi richiede un approccio multidimensionale che tenga in considerazione anche eventuali condizioni mediche e neurologiche.
Principi di trattamento
La tipologia di trattamento varia secondo le tipologie del disturbo. In genere possiamo dire che in letteratura vengono indicati trattamenti farmacologici (benzodiazepine, oppiacei, farmaci ipnotici, antidepressivi, ecc.), trattamento chirurgico (nel caso dell’apnea ostruttiva del sonno), tecniche di rilassamento (incluso biofeedback), ipnosi, terapia cognitivo comportamentale.
Indicazioni cliniche
L’ipnosi è usata con successo per alleviare l’insonnia: offre metodi rapidi per gestire l’ansia e la preoccupazione, facilita il rilassamento profondo, il controllo dell’iperattività mentale e diminuisce l’eccitazione fisiologica, che sono i sintomi cardinali dell’insonnia, preparando così il corpo e la mente per il sonno.
L’ipnosi può influire positivamente alla qualità e sulla durata del sonno (riduzione dei risvegli notturni e degli episodi di risveglio precoce).
Inoltre è un metodo sicuro ed efficace in quanto consente al terapeuta di accedere al problema sottostante. L’ipnosi ha mostrato la sua efficacia per le Parasonnie, in particolare per gli incubi, il terrore notturno e il sonnambulismo.
Tecniche ipnotiche
Le tecniche ipnotiche possono concentrarsi sul rilassamento profondo, sul controllo dell’iperattività mentale e la diminuzione dell’eccitazione fisiologica.
Un altro punto da affrontare è lo stato emotivo della persona riguardo al suo problema. L’ansia spesso si concentra sul bisogno di dormire e sul terrore che il sonno non venga, ed è proprio la paura di non dormire uno dei principali fattori che contribuiscono a mantenere l’insonnia. La mancanza di sonno spesso può rappresentare timori esistenti nella persona riguardando alla morte e al morire: la presenza di tali timori e delle fantasie a essi associate devono essere esplorate attentamente (Karle, Boys, 2005).
Risultati clinici
Nell’ambito del disturbo da insonnia alcuni studi mostrano che, sebbene i trattamenti farmacologici producano più velocemente miglioramenti nel breve termine, l’ipnosi, il training di rilassamento o i trattamenti integrati (ipnosi e terapia cognito comportamentale) producono risultati più favorevoli nel lungo termine rispetto alle terapie farmacologiche.
Per quanto riguarda il trattamento delle parasonnie, uno studio, che presenta un follow up a 5 anni dal trattamento, indica che un mese dopo l’ipnoterapia circa la metà dei pazienti ha mostrato che nessun evento legato alla parasonnia si era manifestato e i pazienti sentivano che la loro situazione era molto migliorata. I tassi di miglioramento sono rimasti elevati dopo 18 mesi (42,2%) e dopo 5 anni (40,5%).
Questi dati sono preliminari in quanto si dovrebbe procedere a uno studio randomizzato controllato, ma i dati di follow-up sembrerebbero indicare che gli incubi sono stati trattati con successo dalla ipnoterapia. L’ipnosi presenta, invece, un’efficacia minore per quanto riguarda i terrori nel sonno.
Controindicazioni, precauzioni e profilo di sicurezza
La letteratura scientifica non sembra riportare dati che indichino controindicazioni dell’uso dell’ipnosi nel trattamento dei disturbi del sonno-veglia. Si raccomanda nondimeno, prima di procedere al trattamento di questi disturbi, di compiere una diagnosi differenziale che possa escludere condizioni mediche e/o neurologiche sottostanti.
Considerazioni conclusive sull’ipnosi nei disturbi del sonno-veglia
Livello di efficacia dell’ipnosi (evidence based): gli studi esistenti mostrano risultati molto incoraggianti, sebbene la ricerca empirica riguardante l’uso dell’ipnoterapia, come singolo trattamento o come trattamento integrato con altri, per la gestione dei disturbi del sonno sia ancora scarsa e limitata soprattutto ai disturbi di origine psicologica e non biologica. Inoltre, la maggior parte degli studi è circoscritta a un piccolo sottoinsieme di disturbi del sonno e le dimensioni dei campioni sono esigue. C’é, quindi, bisogno di ulteriori ricerche per ampliare la conoscenza dell’efficacia dell’ipnosi nell’ambito di questi disturbi.