Balbuzie
Balbuzie
La balbuzie è un disturbo della fluenza del linguaggio caratterizzato dall’uso di ripetizioni o prolungamenti del suono o delle sillabe, da parole interrotte o prodotte con un eccesso di tensione fisica o da blocchi dell’espressione verbale. Con la crescita si accompagna ad una presa sempre maggiore di coscienza delle difficoltà e quindi a disagio ed evitamento delle situazioni in cui bisogna parlare (de Ajuriaguerra, Marcelli, 1984; Borghese, 1999).
Epidemiologia
Si tratta di un disturbo che colpisce prevalentemente i maschi: si trova nell’un per cento dei bambini, in maggioranza maschi (3-4 bambini per una bambina).
Clinica
La balbuzie si può suddividere in diversi tipi:
- balbuzie primaria: tipica del periodo di massimo sviluppo del linguaggio, senza consapevolezza delle difficoltà.
- balbuzie di transizione: rispetto alla forma primaria essa è caratterizzato dalla presenza di coscienza del disturbo, ma non di ansia. A volte già dai quattro anni può comparire una coscienza delle difficoltà;
- balbuzie secondaria o cronica: include forme caratterizzate dalla coscienza delle difficoltà, da reazioni affettive e manifestazioni conseguenti (Borghese, 1999).
De Ajuriaguerra e Marcelli (1984) distinguono una balbuzie tonica, con blocco e impossibilità di emettere un suono per un certo periodo e una balbuzie clonica, caratterizzata da una ripetizione involontaria, interrotta ed esplosiva di una sillaba, spesso la prima frase. Esse nella maggior parte dei casi coesistono. Spesso è associata a movimenti come la contrazione del viso o tic e provoca frequentemente arrossamenti del viso, disagio e sudorazione delle mani. La balbuzie può interferire con la vita sociale e scolastica nei bambini e negli adolescenti o anche con la vita lavorativa negli adulti. L’ansia, la frustrazione, una bassa autostima aggravano il disturbo provocando notevole disagio soprattutto se il disturbo persiste nell’adolescenza o nell’età adulta. Tra i fattori associati si segnalano l’ereditarietà nel 30% dei casi e il ritardo del linguaggio nel 50% dei casi.
Eziologia e fisiopatogenesi
Si tratta di un disturbo ad insorgenza infantile, compare di solito tra i tre e i cinque anni; più tardi può manifestarsi in seguito ad uno shock emozionale o affettivo. La causa della balbuzie è sconosciuta, sebbene si riscontri una familiarità del disturbo, sembra sempre più accreditata l’ipotesi di un insieme di variabili, individuali ed ambientali, che ne determinano l’insorgenza. Nella metà dei casi, l’evoluzione del disturbo avviene in quattro fasi:
- Prima fase: la difficoltà sono episodiche; le difficoltà aumentano in stato di eccitazione, turbamento, stress; dominano ripetizioni di sillabe iniziali e/o brevi parole; ancora non vi è coscienza delle difficoltà;
- Seconda fase: coscienza delle difficoltà, ma senza preoccupazione; il disturbo è cronico; le difficoltà sono ampliate da eccitazione e stress comunicativo;
- Terza fase: le difficoltà emergono in risposta a specifiche situazioni; si identificano eventuali parole o fonemi su cui di inciampa;
- Quarta fase: presenti ansia anticipatoria e paura verso parole, fonemi, situazioni; utilizzo di sostituzioni e circonlocuzioni; presenza di evitamento di parole o suoni e reazioni emotive (Borghese, 1999).
Criteri diagnostici
Il DSM-5 (2014) definisce la balbuzie “disturbo della fluenza con esordio nell’infanzia”, lo inserisce tra i “disturbi della comunicazione” e, trai criteri diagnostici, indica:
- alterazioni della normale fluenza e cadenza dell’eloquio, inappropriate per l’età dell’individuo e per le abilità linguistiche e persistenti nel tempo;
- l’alterazione provoca ansia nel parlare o limita l’efficacia della comunicazione, della partecipazione sociale, del rendimento scolastico o lavorativo.
- l’esordio dei sintomi avviene nel periodo precoce dello sviluppo.
Principi di trattamento
Perché sia efficace e per ottenere i migliori risultati, il trattamento della balbuzie deve essere intrapreso tra i cinque e i sette anni. In alcuni casi, la balbuzie può sparire o attenuarsi con l’età, ma in altri casi persiste. Siccome si tratta di un disturbo eterogeneo, che comprende una varietà di condizioni, non sembra esistere un trattamento unico e specifico. La scelta del trattamento è quindi determinata dall’età, dal tipo di balbuzie e dalla gravità del disturbo. Gli attuali approcci per il trattamento della balbuzie si possono classificare in due prospettive principali. La prima sostiene che l’obiettivo del trattamento della balbuzie dovrebbe essere la rieducazione a un linguaggio corretto attraverso terapie ortofoniche. La seconda prospettiva di trattamento pone l’accento sulle necessità di rendere la persona sicura e fiduciosa nella comunicazione e in grado di parlare facilmente nella maggior parte delle situazioni, piuttosto che avvereremo obiettivo la riduzione di frequenza della balbuzie.
Pertanto, sembra opportuno un trattamento integrato che tenga conto sia del linguaggio che delle conseguenze della balbuzie: sembra, infatti, che le tecniche per ridurre la disfluenza siano efficaci se inserite in programmi strutturati che intervengono su vari aspetti.
Indicazioni cliniche
L’ipnosi, quindi, può essere utilizzata con i balbuzienti per aiutarli nella gestione dello stress e nella costruzione dell’autostima, accanto ad esercizi di logopedia. Può contribuire nel ridurre l’ansia e la tensione associati all’eloquio, aumentare la fiducia in se stessi e pare possa migliorare la qualità della vita dei balbuzienti.
Tecniche ipnotiche
La terapia ipnotica non è stata ampiamente utilizzata nel trattamento della balbuzie, ma gli studi presenti in letteratura sembrano concludere che l’ipnosi si riveli utile nel trattamento dei disagi provocati da questo disturbo. Le procedure ipnotiche usate hanno avuto come obiettivo il rinforzo del sé o la regressione d’età per aumentare l’autostima e per ridurre l’ansia e la tensione.
Risultati clinici
L’ipnosi clinica sembra essere un trattamento adeguato per il miglioramento della fluenza nei balbuzienti gravi se accompagnata da tecniche di intervento sul linguaggio come la logopedia: sembrano ottenersi significativi miglioramenti sia sull’aspetto vocale che sulla qualità della vita rispetto ai solo trattamenti standard. La letteratura riporta una riduzione dell’ansia, un aumento della fiducia in se stessi e un rinforzo del sé.
Interessante è uno studio di Kaya e Alladin (2012) che valuta l’effetto combinato dell’ipnoterapia intensiva e degli esercizi diaframmatici nella gestione della balbuzie. Anche in questo caso, l’ipnoterapia è stata utilizzata per alleviare l’ansia, promuovere la fiducia in se stessi e aumentare la motivazione per gli esercizi addominali, fornendo ulteriore sostegno all’efficacia del trattamento integrato comprendente esercizi e ipnoterapia nella gestione della balbuzie.
Controindicazioni, precauzioni e profilo di sicurezza
La letteratura scientifica non sembra riportare dati che controindichino l’uso dell’ipnosi nel trattamento della balbuzie. Tuttavia è necessaria una diagnosi accurata che tenga conto dell’età, della gravità del disturbo e che escluda problemi di sviluppo motorio, malattie che interessano la respirazione, la fonazione o l’articolazione, o patologie psichiatriche gravi.
Considerazioni conclusive sull’ipnosi nella balbuzie
Livello di efficacia dell’ipnosi (evidence based): non è possibile valutare il livello di efficacia dell’ipnosi per il trattamento della balbuzie, dal momento che mancano i trials clinici strutturati e sufficienti revisioni sistematiche. Tuttavia possiamo concludere che, dagli studi esistenti, le tecniche ipnotiche per ridurre la balbuzie risultano più efficaci se inserite in un programma strutturato.