Enuresi
Enuresi
Il disturbo dell’enuresi nel Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (DSM-5, 2014) è compreso tra i disturbi dell’evacuazione e consiste in problemi di incontinenza urinaria.
Epidemiologia
Questo disagio di norma ha il suo esordio tra i 5 e gli 8 anni e coinvolge il 5-10% dei bambini di 5 anni, 3-5% tra quelli di 10 anni, 1% tra gli adolescenti con più di 15 anni, riguarda il 2% della popolazione dei giovani adulti.
Classificazione
Ne vengono distinte due forme: una diurna ed una notturna definite monosintomatiche; raramente possono essere presenti entrambe le forme nello stesso soggetto. Nell’enuresi notturna l’incontinenza avviene durante il sonno, di norma durante il primo terzo della notte, mentre quella diurna si verifica di giorno, in assenza di enuresi notturna, in questo secondo caso la persona rinvia consapevolmente la minzione fino a quando non si determina l’incontinenza.
Clinica
Il disturbo prevede l’incontinenza urinaria.
Eziologia e fisiopatogenesi
Il disturbo può essere causato da condizioni fisiologiche come: un ritardo nello sviluppo del controllo della vescica, una sua ridotta capacità o dall'essere particolarmente sensibile. Se non sono presenti le condizioni sopra elencate il disturbo può essere causato da fattori predisponenti come una ritardata educazione all’utilizzo dei servizi igienici o da stress psicosociale.
Criteri diagnostici
Per poter essere diagnosticato il disturbo dell’enuresi l’individuo deve aver raggiunto un’età che fisiologicamente prevede il controllo della minzione (5 anni) o in caso di ritardi dello sviluppo deve esserci un’età mentale corrispondente ai 5 anni. Inoltre non devono essere presenti altre cause che possono dare origine al disagio come per esempio l’utilizzo di alcune classi di farmaci o altre condizioni mediche (es. diabete, spina bifida).
Principi di trattamento
Alcuni trattamenti utilizzati nell’enuresi sono il “bed wetting alarm” per quella notturna, che consiste in un allarme che si attiva quando il bambino bagna il letto e il biofeedback per l’enuresi diurna secondaria. Per quanto concerne la terapia ipnotica, come avviene per la maggior parte degli altri disturbi, l’intervento è “confezionato su misura” della persona ed è opportuno adottare alcuni accorgimenti tecnici quando il soggetto è un bambino come ad esempio: una induzione particolarmente interessante (per via del fatto che la loro capacità di concentrazione, da un punto di vista temporale, è minore rispetto a quella di un adulto), dare input continui senza troppe pause, lodarli, descrivere immagini e dare suggerimenti chiari e comprensibili in quanto questo ne facilita l’effetto. In questo disturbo vanno valutati i vantaggi secondari e cioè quelli che il bambino potrebbe avere dal disturbo stesso e che se non compresi e non affrontati possono rendere vano l’intervento. In alcuni casi l’ipnoterapia può essere inserita all’interno di altri approcci terapeutici al fine di rendere veloce e più efficace il lavoro. Altre metodiche per affrontare il disturbo prevedono l’utilizzo di alcune classi di farmaci (e.g. imipramina) e comunque tutti gli interventi devono essere preceduti da una valutazione della situazione familiare.
Indicazioni cliniche
Il trattamento risulta essere adatto una volta che è stata esclusa la natura organica del disturbo.
Tecniche ipnotiche
Le strategie utilizzate sono l’utilizzo della metafora e la delucidazione sul funzionamento degli apparati corporei e della loro interazione (sistema circolatorio, feedback neurosensoriali, vescica, ecc.). Durante la trance si utilizzano le metafore che possano permettere al bambino di cogliere la costante interazione tra le diverse parti del corpo e di come queste possano essere controllate da lui, sottolineando la soddisfazione che deriverebbe dal raggiunto controllo della minzione. Alcune metafore possono essere utilizzate prendendo spunto dalla vita del bambino stesso, altre invece possono essere proposte in quanto adatte a tutti, come ad esempio:
- l’uomo responsabile dell’apertura e della chiusura delle chiuse della diga;
- viaggi nel corpo;
- il trasporto dell’acqua da un posto ad un altro prima di versarla nel luogo prefissato.
L’uso dell’ipnosi permette, rispetto ad altri interventi, di restituire al bambino un senso di padronanza in quanto viene messa nelle sue mani la possibilità di superare il problema, quindi di farlo sentire da subito attivo (Fasciana, 2009, 2014).
Risultati clinici
Si riscontra una carenza di studi controllati e di meta-analisi. I dati a disposizione di basano per lo più su ricerche che presentano lacune metodologiche per cui, anche se si evidenziano effetti positivi dell’ipnosi sui disturbi dell’enuresi, essendo questi per lo più ricavati da ricerche con pochi campioni o da casi clinici, non possiamo generalizzarli al restante della popolazione. La letteratura esistente indica linee di trattamento combinate che prevedano l’utilizzo di alcune classi di farmaci ed interventi di natura comportamentale come il “bed wetting alarm” (Kiddoo, 2015), preceduti entrambi da una valutazione della situazione familiare.
Controindicazioni, precauzioni e profilo di sicurezza
Dalle ricerche non si rilevano controindicazioni, specifiche rispetto all’utilizzo dell’ipnosi nel trattamento del disturbo dell’enuresi.
Considerazioni conclusive sull’ipnosi nel disturbo dell'enuresi
Livello di efficacia dell’ipnosi (evidence based): nonostante i casi clinici in letteratura evidenzino l’utilità dell’ipnosi nel trattamento dell’enuresi, di fatto non sono presenti studi sufficientemente strutturati da poter indicare chiaramente il suo grado efficacia.