Disturbi depressivi
Disturbi depressivi
I disturbi depressivi, nel Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (DSM-5, 2014), hanno in comune sentimenti di tristezza, vuoto, irritabilità accompagnati da alterazioni a livello cognitivo e somatico tali da incidere seriamente sul funzionamento della persona.
Classificazione
Disturbo da disregolazione dell’umore dirompente: riguarda i bambini e adolescenti: la caratteristica di questo disturbo è persistente e grave irritabilità con due possibili manifestazioni. La prima è caratterizzata da frequenti scoppi d’ira a seguito di frustrazioni che possono sfociare in risposte verbali o comportamentali violente, la secondo manifestazione consiste in un umore cronicamente e persistentemente arrabbiato. Dal punto di vista epidemiologico coinvolge dal 2% al 5% della popolazione, il rischio di sviluppare questo disturbo dipende da fattori temperamenti (irritabilità cronica) e fattori genetici.
Disturbo depressivo maggiore: l’umore depresso deve essere presente per quasi tutto il giorno e per quasi tutti i giorni e oltre a ciò possono essere presenti modificazioni nel peso corporeo, del sonno, dell’attività psicomotoria (agitazione o rallentamento motorio osservabile), difficoltà a pensare, calo di energia, auto svalutazione, senso di colpa, difficoltà di concentrazione, difficoltà a prendere decisioni e pensieri di morte o tendenze suicide. Dal punto di vista epidemiologico coinvolge negli Stati Uniti il 7% della popolazione e con maggiore frequenza la popolazione femminile. Alcuni fattori che possono predisporre al disturbo sono di natura temperamentale e cioè una propensione ad una affettività negativa (nevroticismo), altri sono di natura ambientale; rispetto a quest’ultimo fattore si segnala che esperienze avverse in età infantile sembrano essere un importante fattore di rischio, così come le situazioni stressanti che possono determinare l’insorgere del disturbo. Anche i fattori genetici possono avere un effetto predisponente, i parenti di primo grado di persone affette dal disagio hanno una possibilità maggiore di sviluppare il disturbo.
Disturbo depressivo persistente (distimia): l’umore depresso deve essere presente per quasi tutto il giorno e per quasi tutti i giorni per almeno 2 anni. Per poter essere diagnosticato devono essere presenti almeno due sintomi di quelli qui di seguito elencati: scarso appetito o iperfagia, insonnia o ipersonnia, scarsa energia o astenia (debolezza fisica/mentale), bassa autostima, difficoltà di concentrazione o nel prendere decisioni, sentimenti di disperazione. Dal punto di vista epidemiologico coinvolge lo 0,5% della popolazione. Alcuni fattori sono considerati predisponenti come quelli temperamentali, cioè una propensione ad una affettività negativa (nevroticismo) e quelli ambientali, come ad esempio perdita durante l’infanzia dei genitori o la precoce separazione da questi. Fattori di natura genetica sembrano essere coinvolti in quanto le persone affette dal disturbo hanno con una maggiore probabilità parenti di primo grado affetti dal disturbo.
Disturbo disforico premestruale: le caratteristiche di questo disturbo sono la labilità dell’umore, l’ansia, l’irritabilità e disforia che si verificano durante la fase premestruale del ciclo e che terminano all’insorgere del ciclo o subito dopo. I sintomi devono avere un effetto negativo o sull’attività lavorativa e/o sociale e devono manifestarsi nella maggioranza dei cicli mestruali dell’ultimo anno. Dal punto di vista epidemiologico il “disagio” coinvolge 1,3% della popolazione. Alcuni fattori ambientali possono predisporre all’insorgenza del disturbo, in particolare: lo stress, traumi interpersonali, cambiamenti stagionali, aspetti socioculturali del comportamento femminile legato alla sessualità. Rispetto all’ereditarietà non ci sono prove al riguardo, anche se si stima che questo fattore possa avere un effetto che può variare dal 30% all’80%.
Clinica
In termini generali i disturbi depressivi danno un sentimento di tristezza, vuoto, irritabilità accompagnati da alterazioni a livello cognitivo e somatico, tali da incidere seriamente sul funzionamento della persona.
Eziologia e fisiopatogenesi
Essendo presenti nei disturbi depressivi più disagi, sono riportati nelle singole voci i possibili fattori eziologici.
Criteri diagnostici
Essendo presenti nei disturbi depressivi più disagi, sono riportati nelle singole voci i possibili fattori eziologici.
Indicazioni cliniche
L’ipnosi è utile nel ridurre i sintomi comuni di depressione agendo direttamente sul senso d’impotenza e di disperazione del paziente. L’aspettativa negativa, che genera di fatto il senso di sconforto e di assenza di speranza, è una questione centrale nel trattamento della depressione. L’ipnosi è stata descritta nella letteratura clinica come uno strumento utile per migliorare il senso di empowerment personale facilitando l’apprendimento di nuove competenze nella riduzione di fattori di rischio tra cui: la gestione dello stress, il disturbo del sonno e la sensazione di affaticamento. È stato osservato di fatti che quando vi è una remissione del disturbo del sonno, statisticamente la persona ha un ridotto numero di recidive. L’acquisizione di competenze per fronteggiare lo stress si è dimostrata anch’essa utile per ridurre la depressione.
Principi di trattamento
Ci sono prove sostanziali che la psicoterapia per il trattamento della depressione può essere molto efficace (Antonuccio et al., 1995). Nei casi in cui è possibile sottoporre un paziente a psicoterapia, è altresì possibile l’uso dell’ipnosi clinica. Le ricerche mostrano che i trattamenti che impiegano l’ipnosi rispetto ad altri hanno maggiore probabilità di ottenere un risultato significativamente più favorevole (Kirsch et al., 1995, Schoenberger, 2000). L’ipnosi è utile nel ridurre i sintomi comuni di depressione maggiore agendo direttamente sul senso d’impotenza, di disperazione, di sconforto, di assenza di speranza del paziente. La trance è anche efficace nel facilitare l’apprendimento di nuove competenze e nella riduzione dei fattori di rischio tra cui i disturbi del sonno e la sensazione di affaticamento. Tra le competenze che l’ipnosi può contribuire a sviluppare sono comprese quelle che permettono una maggiore capacità di gestione dello stress e nel test di realtà. Risulta utile inoltre, al fine di evitare recidive, aiutare le persone a imparare a “rallentare” il pensiero, a ridurre le loro elucubrazioni, stabilire più forti confini tra il loro lavoro e la vita personale. La trance è stata descritta nella letteratura clinica come un significativo mezzo per migliorare il senso dell’empowerment personale, attraverso lo sviluppo di personali risorse che in precedenza erano non riconosciute o non sviluppate da un paziente. I trattamenti basati sull’attenzione (training controllo cognitivo, terapia focalizzata sulla ruminazione) si possono avvalere dell’ipnosi come tecnica per l’aumento della consapevolezza. Un ulteriore vantaggio è la possibilità di utilizzare autoipnosi, in quanto può essere utile per ridurre il senso di vittimizzazione e di altri sintomi associati alla depressione. Va comunque evidenziato come in questi disturbi spesso sia necessaria la farmacoterapia che se affiancata dalla psicoterapia/ipnoterapia riduce il rischio di recidive.
Tecniche ipnotiche
La trance si utilizza per l’orientamento al futuro che permette di rendere concreta una visione positiva e motivante di quest’ultimo, per il rilassamento della muscolatura profondo che può aiutare il paziente a recuperare la capacità di addormentarsi naturalmente che è compromessa nelle persone depresse. Altra tecnica utile consiste nell’insegnare al paziente l’autoipnosi al fine di ridurre il senso di vittimizzazione e/o gli altri sintomi associati alla depressione. I disturbi depressivi determinano debolezza mentale, difficoltà di concentrazione, di pensiero e queste difficoltà richiedono spesso che l’induzione ipnotica sia cauta e di breve durata.
Risultati clinici
Vi sono poche ricerche che abbiano valutato il trattamento dell’ipnosi nei confronti della depressione anche se molti dati suggeriscono che questa potrebbe essere un trattamento che rispetta i criteri di eccellenza. In una meta analisi sull’efficacia dell’ipnosi nel trattamento dei sintomi depressivi (Shih et al., 2009) l’effetto risultava essere di 0,57, la trance a questa ricerca risulta quindi essere un metodo utile per migliorare significativamente i sintomi della depressione (p< 0.001). In una ricerca del 2012 si è osservato come l’integrazione della terapia cognitivo comportamentale e quella suggestiva con una terapia corporea in pazienti adolescenti depressi non psicotici, comportasse un miglioramento nel 73,5% dei casi rispetto alla sola attività fisica che produceva effetti positivi soltanto nel 25,8% dei casi. Dalle poche ricerche condotte in quest’ambito si deduce che l’ipnosi può essere validamente utilizzata come strumento terapeutico integrandolo con altre linee di trattamento.
Controindicazioni, precauzioni e profilo di sicurezza
La letteratura scientifica non sembra riportare dati he indichino effetti collaterali dall’uso dell’ipnosi nella cura della depressione, in particolar modo quando inserita all’interno di un percorso di cura che prevede più linee di trattamento. È importante sottolineare che, essendo la depressione un disturbo complesso, spesso necessita di trattamenti integrati. In particolare l’integrazione con altri interventi diventa necessaria a causa della difficoltà nei processi immaginativi che si riscontra nei pazienti depressi soprattutto quando affetto da gravi forme depressive.
Considerazioni conclusive sull’ipnosi nei disturbi di nutrizione e alimentazione
Livello di efficacia del’ipnosi (evidence based): nonostante i casi clinici in letteratura evidenzino l’utilità dell’ipnosi nel trattamento della depressione, di fatto non sono presenti studi sulla sua efficacia sufficientemente strutturato da poter indicare chiaramente il suo grado di efficacia. Nelle linee guida statunitensi, per quanto riguarda la cura della depressione maggiore, gli interventi psicoterapeutici che risultano essere efficaci sono la psicoterapia interpersonale e quella cognitivo comportamentale; l’ipnosi in molti casi si integra con questi interventi per facilitare la riduzione dei sintomi.